Clinica veterinaria "Casale sul Sile"...
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Giardia, chi è e come difendersi?

Giardia è un parassita che da sintomi spesso intestinali che infetta sia l’uomo sia gli animali domestici. L’infezione a carico di questo fastidioso ospite è spesso sottovalutata e sottostimata dai proprietari di animali e dai Veterinari. Da alcuni anni è però a disposizione dei Veterinari un test che è possibile fare rapidamente in Clinica e che da un risultato utile in pochi minuti!
L’aspetto di questo parassita al microscopio è quasi buffo: sembra una faccina sorridente, un simpatico personaggio da cartone animato, ma che avrà poi da ridere? Forse per il fatto che spesso si fa beffe di noi, come quando pur essendo presente non riusciamo a evidenziarla a causa della sua replicazione intermittente o quando invece la riteniamo responsabile di manifestazioni cliniche di cui è solo spettatrice passiva.
Ma in definitiva, di cosa stiamo parlando? La Giardia (G. intestinalis o G. duodenalis o G. lamblia) è un protozoo flagellato, unicellulare, parassita del tratto gastroenterico di animali e uomini, a diffusione praticamente cosmopolita. La sua trasmissione avviene attraverso la via oro-fecale, mediante l’ingestione di acqua, cibo o terra contaminati dalle oocisti eliminate con le feci dai soggetti infestati. Queste sono particolari forme parassitarie, subito infettanti e particolarmente resistenti, capaci di rimanere vive e vitali nell’ambiente esterno per settimane o mesi. Una volta ingerite giungono nell’intestino dove vengono liberate le forme vegetative, mobili, dette trofozoiti, che replicano più volte a livello della mucosa, danneggiando l’epitelio e provocando atrofia dei villi con conseguente malassorbimento, prima di produrre nuove forme cistiche che verranno emesse con le feci a contaminare l’ambiente, perpetuando il ciclo.
Si tratta per lo più di un parassita opportunista, solitamente ben tollerato e asintomatico, che prende però il sopravvento qualora sussistano condizioni particolarmente favorevoli al suo sviluppo, come malattie infettive virali o batteriche, dismicrobismi o altre parassitosi intestinali concomitanti, mentre la sua diffusione è agevolata da condizioni igieniche non ottimali e sovraffollamento (tipica situazione di gattili, canili, allevamenti e pensioni). Così se è vero che l’infestazione di per sé è piuttosto comune e frequente, è altrettanto vero che in condizioni normali decorre in forma asintomatica e autolimitante; in caso contrario si manifesta una forma gastroenterica caratterizzata soprattutto da diarrea e disidratazione, con feci mucose, maleodoranti, a volte striate di sangue, crescita stentata nel cucciolo o perdita di peso nell’adulto, a fronte di un appetito conservato. Può manifestarsi all’improvviso, in forma acuta oppure presentarsi in forma cronica con episodi ricorrenti, dovuti alla replicazione intermittente del parassita nell’intestino.
La sintomatologia clinica, da lieve a estremamente grave, è influenzata dall’età, dallo stato di nutrizione e dall’efficienza del sistema immunocompetente: animali molto giovani o al contrario anziani, debilitati o in situazioni di stress, soggetti positivi a Fiv (immunodeficienza felina) o Felv (virus della leucemia felina) ecc, sono naturalmente più predisposti a sviluppare clinicamente la malattia. La giardiasi può essere diagnosticata mediante un esame delle feci eseguito con tecniche particolari che svelano la presenza di oocisti o trofozoiti o con test immunoenzimatici che ne rivelano gli antigeni.
I protocolli terapeutici sono diversi e prevedono la somministrazione orale di antibiotici o antiparassitari e spesso richiedono pazienza e perseveranza in quanto un solo ciclo può non essere sufficiente a debellare il parassita. La causa maggiormente responsabile nell’insuccesso terapeutico consiste infatti nella continua reinfestazione. L’abitudine che hanno cani e gatti di annusarsi e leccarsi genitali, ano e sottocoda quando si incontrano o di toelettarsi a vicenda e di leccare o peggio mangiare feci proprie o altrui, rappresenta un fattore di “rischio”. Anche frequentare “aree cani” o centri di addestramento lo è. Per questo è essenziale osservare le comuni norme igieniche: raccogliere ed eliminare le feci appena emesse non è solo un comportamento civile, ma anche responsabile. Pulire accuratamente la zona perianale, sottoporre a bagni periodici a base di clorexidina per decontaminare il pelo e tenere a casa i soggetti risultati positivi all’infestazione per tutto il periodo della terapia, sono pratiche non meno importanti della somministrazione farmacologica al fine di conseguire un successo terapeutico, ma rappresentano anche significative misure profilattiche rispetto alla diffusione dell’agente patogeno alla stregua di una scrupolosa bonifica ambientale meglio se eseguita con vapore secco, candeggina o sali quaternari d’ammonio, soprattutto nel caso di canili, pensioni ecc.
Non bisogna dimenticare infatti il possibile risvolto di questa parassitosi intestinale sulla salute pubblica: sebbene i ceppi che colpiscono gli animali domestici siano differenti da quelli umani e quindi il rischio di infezioni crociate sia in effetti piuttosto basso, non si può però escludere abbiano un certo potenziale zoonosico.