Clinica veterinaria "Casale sul Sile"...
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L’alimentazione nel coniglio da compagnia

L’ALIMENTAZIONE DEL CONIGLIO
Accanto a cani, gatti, pesci, uccelli e rettili, il coniglio ha visto crescere negli ultimi decenni la sua popolarità, subendo una radicale trasformazione, quasi una specie di “evoluzione sociale” che lo ha portato a diventare da animale da reddito, allevato per la carne e la pelliccia, ad animale da affezione. Trattandosi di un piccolo mammifero socievole, docile e silenzioso, che ha dimostrato di essere anche intelligente, curioso ed affettuoso, non c’è stupirsi sia diventato un sempre più gradito ospite delle nostre case. A tutt’oggi però, le conoscenze circa il suo mantenimento e soprattutto la sua alimentazione risultano ancora lacunose e le informazioni che allevatori e negozianti forniscono ai proprietari di questi nuovi animali da compagnia, sono insufficienti, quando non addirittura inesatte, cosicché la maggior parte delle patologie per le quali il veterinario è chiamato ad intervenire sono per lo più conseguenza di errata gestione o scorretta alimentazione.
Nell’immaginario collettivo il binomio coniglio-carota è molto diffuso, ma se nei cartoni animati basta una carota come esca per attirare Bugs Bunny fuori dalla tana, la realtà è un po’ diversa. I proprietari di animali domestici sono convinti che essi siano in grado di autoregolarsi: se un alimento è gradito, significa che fa bene, non è così! Anche ai bambini piacciono molto panini e patatine fritte, ma non per questo li portiamo tutti i giorni a mangiare al fast-food.
Per qualsiasi specie animale vale la regola che la migliore è quella che più si avvicina all’alimentazione naturale. Il coniglio è un erbivoro stretto, con dentatura e apparato digerente altamente specializzati e per questo molto sensibile a errori di alimentazione.
Rispetto alle dimensioni del corpo infatti, la cavità addominale è particolarmente ampia, occupata da uno stomaco voluminoso, che nell’animale sano è costantemente pieno di cibo, da un lungo e sottile intestino tenue e da un intestino crasso di cui il cieco rappresenta l’organo più sviluppato. Qui avvengono delle importanti fermentazioni ad opera di batteri benefici, che non solo contribuiscono all’ulteriore digestione dell’alimento, ma sono anche responsabili della sintesi di importanti sostanze nutritive, tra cui proteine, acidi grassi e vitamine del gruppo B. Il prodotto così ottenuto è detto ciecotrofo, un tipo particolare di feci, di consistenza morbida, a forma di grappolo e di aspetto lucido, che il coniglio assume direttamente dall’ano per recuperare le sostanze nutritive di cui è ricco. Questo singolare comportamento è detto coprofagia ed è assolutamente fisiologico.
In natura il coniglio si nutre di erba e piante di campo, fiori e germogli, ma si accontenta anche di foglie e cortecce, tutti alimenti con scarso potere nutritivo, ma ricchi di fibra, fondamentale per mantenere attivo e in salute il delicato intestino, che è così in grado di ottenere comunque tutto ciò di cui necessita da alimenti tanto poveri. La fibra stimola infatti la motilità intestinale, favorisce la proliferazione della flora microbica “buona” e ostacola quella dannosa, ma se non è presente in quantità sufficiente l’intestino rallenta fino alla stasi che può portare a morte l’animale. Trattandosi poi di alimenti grossolani, che richiedono una masticazione prolungata, risultano utili per mantenere efficiente la dentatura e occupato l’animale.
Il coniglio di casa, perciò, dovrebbe avere come alimentazione di base: fieno di buona qualità, meglio se di prato polifita, profumato e ben conservato, da somministrare in quantità illimitata, erbe miste raccolte nei campi o in giardino, purché prive di pesticidi e non provenienti da aree inquinate, ricche di sali minerali, calcio e vitamine o in mancanza di queste, vegetali freschi, preferibilmente fibrosi: sedano, finocchio, radicchio rosso, carote, peperoni, mentre tra le insalate, meglio la romana e la scarola, piuttosto che le insalatine verdi poco fibrose e per niente nutrienti, purché introdotte nella dieta gradualmente, lavate e a temperatura ambiente. Sono invece sempre da evitare le parti verdi di patate, pomodori e melanzane, mentre in particolare nei soggetti adulti meglio non eccedere con spinaci, cavoli, erba medica e prezzemolo, perché ricchi di calcio che predispone alla formazione di calcoli vescicali, cistiti ecc. La frutta essendo zuccherina, va data con parsimonia e il pellet che non è indispensabile, può essere utile in caso di problemi di masticazione, durante le fasi di gestazione-lattazione, che richiedono un maggior apporto energetico oppure come premio, in ogni caso è da preferire quello a base di sola erba e fieno, con almeno il 18% di fibra. Naturalmente l’acqua deve essere sempre a disposizione, fresca e pulita somministrabile con appositi beverini a goccia o con pesanti ciotole, ad esempio di ceramica, per evitare vengano rovesciate.
Questo tipo di alimentazione rappresenta il carburante necessario e sufficiente affinché la fisiologia dell’apparato digerente del coniglio venga rispettata, a partire dai denti, che sono a radice aperta e perciò a crescita continua. Il loro costante e regolare consumo viene garantito dalla grossolana consistenza del fieno che costringe l’animale a prolungata masticazione, ma anche dalla presenza nei vegetali di microcristalli di silice e altri minerali che esercitano un’azione abrasiva sui denti contribuendo a limarli. Sembra banale, ma l’alterato consumo dei denti, causa la formazione di punte che possono ferire lingua o guance (l’animale sente dolore e smette di alimentarsi e l’intestino va in “blocco” se non s’interviene tempestivamente), ma ancora possono essere causa di temibili ascessi, che richiedono intervento chirurgico e trattamento prolungato.
Errori alimentari quindi, sono responsabili non solo di pericolosi blocchi gastro-intestinali, ma anche di enteriti, diarree, obesità, patologie renali e cardiache, malocclusione dentale. Esistono in commercio mangimi “specifici” per conigli, che però non rispettano affatto la fisiologia di tali animali essendo a base di semi di girasole, fioccati di mais, cereali, granaglie, frutta secca ecc, ricchi cioè di carboidrati e grassi: i primi favoriscono lo sviluppo di microrganismi patogeni, estremamente pericolosi, i clostridi che causano abnormi fermentazioni e portano a tossicosi spesso fulminanti; entrambi poi generano obesità con conseguenti patologie osteoarticolari, ma non solo, il grasso infatti infiltra gli organi interni, danneggiandoli, soprattutto reni, fegato e cuore. Si tratta per lo più di alimenti dal packaging accattivante, che fanno bella mostra di sé dagli scaffali dei negozi, ma che sono assolutamente inadatti, la loro composizione è frutto dell’esperienza zootecnica che ha come scopo principale il rapido ingrassamento del coniglio da carne. Per gli stessi motivi sono assolutamente da evitare pane, grissini, biscotti, dolciumi e snack a base di melassa o miele.
Dal momento in cui si prende la decisione di condividere parte della propria vita con questo tenero batuffolo, è bene ricordare che non si tratta di un piccolo gatto, ma che ha caratteristiche assolutamente peculiari e che banali errori circa la sua gestione possono rivelarsi drammaticamente fatali. È quindi sempre consigliabile rivolgersi ad un medico veterinario specialista in animali esotici, che possa fornire tutte le informazioni necessarie riguardo mantenimento, alimentazione, cure e vaccinazioni, per una serena e longeva convivenza.
A cura della dr.ssa Buratto Patrizia della Clinica Veterinaria “Casale sul Sile”