Il sistema respiratorio degli uccelli si è sviluppato e specializzato in virtù della facoltà dei volatili di volare. È un sistema complesso ed affascinante, che ottimizza gli scambi gassosi e contribuisce ad alleggerire il corpo del volatile. Questa estrema specializzazione ed efficienza, in ambiente domestico rappresenta purtroppo la sua debolezza e predisposizione ad ammalarsi più che in altri animali non volatili.
È sempre molto penoso vedere un animale con difficoltà respiratorie, la sensazione di fame d’aria, di difficoltà ad ossigenare, crea un senso di forte disagio anche in chi osserva il povero pennuto. La sensazione di impotenza che spesso ci pervade è insita nella capacità empatica della nostra specie di “sentire” anche le sensazioni di piacere o di disagio che stiano provando altri essere viventi.
Per meglio intendere cosa succedere nel sistema respiratorio di un volatile durante un fenomeno patologico, cerchiami di capire come è strutturato questo apparato nei suoi aspetti fisiologici, quindi normali.
Possiamo schematizzare in termini semplicistici il sistema respiratorio degli uccelli con un paragone ed una analogia in ambito meccanico applicato ai motori.
Il sistema respiratorio di un mammifero assomiglia ad un motore a due tempi, nel quale l’aria entra, effettua gli scambi gassosi a livello alveolare cedendo ossigeno e poi esce portando con sé l’anidride carbonica.
Il sistema respiratorio aviare assomiglia ad un motore a quattro tempi, ovvero l’aria entra e arriva ai sacchi aerei posti più in profondità, poi viene spinta nei polmoni dove gli scambi gassosi avvengono a livello di parabronchi, quindi come con un terzo passaggio raggiunge i sacchi aerei superiori che spingeranno con un quarto passaggio l’aria all’esterno del corpo dell’animale.
In aggiunta a tutto ciò il sistema respiratorio è intimamente connesso alle ossa pneumatiche e quindi l’aria circola anche all’interno dell’apparato locomotore.
Così facendo la possibilità di “concentrare-filtrare” tossici volatili e microrganismi delle vie respiratorie risulta enormemente aumentata rispetto ad un sistema respiratorio più rudimentali. L’ambiente domestico è ricco di sostanze volatili potenzialmente molto pericolose per i nostri pennuti come ad esempio: il calore umido dei bagni, il teflon che si può liberare dalle pentole antiaderenti, il fumo di sigaretta, gli insetticidi, i profumieri ambientali, le polveri che si liberano dai pastoni e mangimi, la scarsa igiene nel locale di allevamento, ecc.
I sintomi più comuni di patologia dell’apparato respiratorio sono: respirazione con becco aperto, rumori durante la respirazione, “basculamento” della coda ovvero movimento di “pompaggio” sincrono con ogni atto respiratorio delle penne timoniere. Altri segni meno comuni sono muco o altro materiale in uscita dalle narici o dalla bocca, starnuti o tentativi di espettorare.
La patologia respiratoria vede nell’aerosol terapia un grandioso alleato, perché permette di portare le molecole terapeutiche direttamente nella zona interessata dal fenomeno patologico. Alcune strutture anatomiche, come ad esempio i sacchi aerei, hanno una vascolarizzazione praticamente assente, quindi non è possibile fare affidamento su molecole somministrate per via sistemica. Tutte le altre parti dell’apparato respiratorio (trachea, siringe, parabronchi e polmoni) avranno ugualmente enormi benefici dalla sinergia tra terapia sistemica e locale tramite aerosol. È quindi sempre consigliabile eseguire questa terapia direttamente davanti al becco degli animali collaborativi oppure tramite “camera a gas-aerosol” pulita e di dimensioni quanto più possibile contenute, per garantire la corretta concentrazione dei vapori terapeutici.
Per creare una camera ad aerosol si possono utilizzare vaschette trasparenti (come quelle usate per la conservazione degli alimenti) alle quali si praticherà un foro per permettere di inserire all’interno i vapori terapeutici. La scatola dovrà essere trasparente per poter osservare l’animale durante tutta la seduta terapeutica. Più piccolo sarà il contenitore, maggiore sarà la concentrazione di vapore all’interno. La camera di aerosol andrà sempre disinfettata tra una seduta e la successiva, per evitare che il vapore porti in sospensione e quindi faccia inalare ai soggetti microrganismi ambientali o germi potenzialmente pericolosi.
L’apparecchiatura in uso dovrà garantire una micronizzazione delle particelle sotto i 30 micron di diametro, per permettere di raggiungere ogni parte del sistema respiratorio. L’aerosol terapia andrà eseguita per almeno 30 minuti 2-3 volte a giorno.
Una terapia sistemica, ovvero a base di antibiotico o antimicotici dati per bocca o per iniezione sarà prescritta da un veterinario specializzato dopo aver eseguito gli opportuni accertamenti diagnostici.
Anche le molecole utilizzate per eseguire la terapia in aerosol andranno scelti e prescritti da un veterinario specializzato in patologia degli uccelli ornamentali.
Vale sempre la pena ricordare che nessuna terapia medica ha valore preventivo, fatto salvo la somministrazione di vaccini. Le terapie non vanno mai somministrate “a caso”, sulla scorta di consigli di persone che per quanto esperte in ambito ornitologico non siano abilitate a somministrare o prescrivere medicinali.
La terapia in ambito respiratorio deve sempre essere instaurata tempestivamente per evitare che il fenomeno tenda a cronicizzarsi.
La terapia respiratoria deve sempre essere associata ad un’igiene scrupolosa dell’aria. Entrando nella stanza dove teniamo gli uccelli non dovremmo sentire alcun odore cattivo, non dovremmo sentire odore di ammoniaca o di deiezioni. Nessuna terapia può avere successo se l’animale respira aria umida, ricca di germi o di sostanze irritanti le vie respiratorie. In ambienti dove non si riesca a garantire un ottimo ricircolo di aria possono essere utilizzati ionizzatori o ozonizzatori per “disinfettare” l’aria e ridurre le particelle in sospensione. In alcune zone d’Italia caratterizzate da una forte umidità ambientale può essere molto utile valutare l’utilizzo di deumidificatori ambientali.