Clinica veterinaria "Casale sul Sile"...
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Severino e il dialetto dei tordi

“Fuori c’è il signor Severino, chiede del dottor”.
La mia collega Chiara è Dottore Veterinario quanto me ma, non so perché, spesso le persone di una certa età tendono a pensare che, se in uno studio medico ci sono un uomo ed una donna, l’uomo è il dottore e la donna è la sua segretaria! E’ un fenomeno strano, un po’ imbarazzante e forse legato ad un’organizzazione sociale superata e maschilista e alla mia collega non fa piacere di certo!
Chiara non è solo una collega preziosa ma una grande amica. Lavora con me dall’inizio della mia carriera ed ora che abbiamo aperto una clinica insieme mi permette di dedicarmi alla mia passione per gli animali esotici e di trovare il tempo per scrivere e pubblicare i miei articoli.
Devo anche a lei la possibilità di raccontare queste storie per descrivere gli strani mondi che frequento facendo questo splendido lavoro.
E’ una donna sempre in movimento e riesce a lavorare ininterrottamente senza dare apparenti segni di stanchezza. Conserva sempre, a prescindere dal suo stato d’animo, un sorriso contagioso e quell’aria di chi è pronta per un intervento a cuore aperto in qualsiasi momento del giorno e della notte.
Chiara è molto brava nella cura di cani e gatti ma negli anni ha acquisito anche competenze nella cura degli animali esotici ed ha imparato a conoscere e forse un po’ anche ad apprezzare la mia strana clientela.
Quel giorno mi aveva segnalato il cliente convinta, come sempre, che fosse un cliente storico del quale io non ricordavo il nome. Per la verità avevo anch’io il suo stesso convincimento. Per me è molto semplice ricordare nelle persone che incontro espressioni verbali, peculiarità del volto o delle movenze, tic nervosi e timbro della voce, ma mi è quasi impossibile ricordarne il nome. Per me quindi Severino poteva essere chiunque e mi alzai dalla mia poltroncina per accogliere il cliente.
In realtà quando entrai in sala d’attesa mi resi conto di non averlo mai visto prima.
Era un uomo piuttosto avanti con gli anni, dai movimenti un po’ impacciati. Ci mise del tempo ad alzarsi in piedi per venirmi incontro ed i primi passi sembravano incerti e arrugginiti da un’artrosi incipiente. Era vestito con una mimetica da cacciatore e pantaloni di fustagno, di quelle che mi metteva mia mamma da bambino quando ci portava a correre in campagna. Era l’abbigliamento ideale per chi era solito uscire presto la mattina nei campi e camminare per molte ore tra erbacce alte e rovi di mora selvatica.
Il signore avvicinandosi tolse il cappello e abbozzò un sorriso che mostrava denti ingialliti dalle troppe sigarette …..

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