Gli alberi in fiore lungo i viali delle nostre città sembrano ricordarci che anche quest’anno la primavera è alle porte e con lei cresce la nostra attesa per giornate sempre più lunghe e temperature più alte. Ma la bella stagione porta con sé anche diverse insidie soprattutto per i nostri animali. Pensiamo ad esempio a pulci, zecche e zanzare, ma anche a processionarie e ariste di graminacee, alcune delle quali rappresentano dei meri fastidi o poco più, altre però sono potenzialmente letali!
A questo proposito desidero ricordare in particolare la pericolosità della filariosi cardiopolmonare. Si tratta di una malattia parassitaria che colpisce con maggior frequenza il cane, ma che potenzialmente riguarda anche gatti e furetti. L’agente eziologico, Dirofilaria immitis, è un verme che da adulto si localizza a livello di arteria polmonare e di cuore destro, raggiungendo una lunghezza fino a 30 cm e causando alterazioni tali da portare a scompensi cardiaci e respiratori.
E’ una malattia subdola, perché se all’inizio può essere asintomatica, quando in seguito si manifestano i primi segni, quali facile affaticamento, riluttanza all’esercizio fisico, dimagramento e tosse, significa che si sono già instaurate lesioni cardiache e polmonari e che il processo morboso è già ad uno stadio avanzato.
Per la sua trasmissione tra individui non esiste contagio diretto, ma è necessario l’intervento di un ospite vettore (la zanzara) all’interno della quale il parassita compie parte del suo sviluppo.
Questa patologia ha subito negli ultimi decenni una notevole espansione in relazione all’aumentata diffusione degli insetti vettori: alla classica zanzara del genere culex, attiva per lo più nelle ore serali e notturne, si è aggiunta la zanzare tigre (aedes) che punge anche di giorno; l’innalzamento delle temperature ha favorito i cicli di replicazione delle microfilarie all’interno dei vettori e ha prolungato il periodo di attività degli stessi fino all’autunno inoltrato; inoltre sono cambiate le nostre abitudini e sempre più spesso gli animali ci accompagnano nei nostri spostamenti.
Per tutti questi motivi se tradizionalmente la filariosi era presente per lo più nella Pianura Padana, in Toscana e Sardegna, oggi si può dire che la sua diffusione si è estesa progressivamente un po’ ovunque in Italia, sia molto più a nord che nel centro sud, con nuovi focolai endemici.
La terapia della filariosi è piuttosto complessa e prevede l’uso di farmaci a base di arsenico che non sono scevri da rischi, associati ad anticoagulanti volti a minimizzare la formazione di emboli, dovuti alla frammentazione dei parassiti. Ma se l’infestazione è particolarmente grave, può essere necessario ricorrere all’asportazione chirurgica degli adulti dal cuore. Tutti questi interventi possono comunque non essere risolutivi e se i danni non sono reversibili, l’animale rimarrà cardiopatico.
Considerando tutti questi fattori e il fatto che sono proprio i cani non sottoposti ad alcuna profilassi a rappresentare il serbatoio della malattia, va da sé quanto sia importante seguire un adeguato programma di prevenzione. Con il prelievo di poche gocce di sangue è possibile eseguire in ambulatorio un rapido test sierologico, che ci consente di verificare che il nostro amico non abbia già contratto la malattia (svela infatti la presenza delle filarie adulte), consentendoci così di iniziare la profilassi più adeguata alle nostre esigenze. Esistono infatti diverse opzioni: la somministrazione mensile di tavolette appetibili, ad azione retroattiva di una mese, che devono essere date con costanza per tutto il periodo di presenza degli insetti ematofagi; l’applicazione di fialette simili a quelle che usiamo per le pulci, sempre mensilmente e per lo stesso periodo di tempo; oppure l’iniezione annuale da farsi in ambulatorio, molto pratica e sicura. In cani adulti o comunque oltre i 6 mesi di vita è preferibile l’iniezione annua che garantisce la piena efficacia delle prevenzione, copre per 12 mesi e assicura quindi la protezione anche nel periodo invernale contro le zanzare che sopravvivono in casa in ambiente riscaldato.
In ogni caso non si tratta di un vaccino, ma di un farmaco antiparassitario che agisce uccidendo le microfilarie trasmesse dalle punture delle zanzare, impedendo così la loro maturazione in adulti e interrompendone il ciclo. Per questo motivo, qualunque sia il metodo adottato, la prevenzione è un atto consapevole, non è infatti obbligatoria, ma di indubbia utilità non solo per la salute del nostro personale amico a quattro zampe, ma anche nell’ambito di un contesto più ampio, volto a ridurre la diffusione di una malattia cosmopolita e in continua espansione.
Articolo a cura della dr.ssa Patrizia Buratto
(Medico Veterinario presso Clinica Veterinaria “Casale sul Sile”)
