Si potrebbe pensare che tutti coloro che si avvicinano ad una certa razza di cani siano persone motivate, preparate e competenti sulla difficile scelta che stanno per compiere. Si tratta infatti di scegliere un compagno che ci terrà compagnia speriamo per un lungo tratto della nostra vita, giocherà con i nostri figli e sarà un riferimento affettivo per tutta la famiglia. Chi porta a casa un cucciolo di Razza Molossoide di solito cerca un fido compagno, uno strenuo difensore del focolare domestico, un incorruttibile guardiano, … ma siamo davvero sicuri che risponderà alle nostre aspettative? Siamo davvero sicuri della scelta che stiamo per compiere? I fatti non sembrano confermare un così seria presa di coscienza da parte dei proprietari.
La vendita di alcune razze infatti può subire a volte inspiegabili impennate, per poi ricadere nell'oblio solo pochi anni più tardi. I rifugi comunali ospitano "ad infornate" cani della stessa razza, spesso pochissimo tempo dopo essersi registrato un forte aumento della richiesta della razza medesima. Il numero di cani con problemi comportamentali sono in aumento, ed è questo un valido indice di come la relazione uomo-cane, non sia ne scontata di ben conosciuta dal proprietario medio.
Sorge quindi un terribile sospetto, un’idea alla quale qualsiasi persona che ami gli animali non vorrebbe neppure pensare. Ma non è che il nostro migliore amico sia soggetto allo stesso fenomeno di mode alla stregua di una borsetta? Non è che sia stato comprato solo perché ci dava un'aria così particolare o trendy? Non è che quando la moda finisce, perché magari ormai fa tendenza un’altra razza, non sia venuto il momento di mettere la borsetta nell’armadio (leggasi rifugio o peggio abbandono!) per cambiare look?
Oramai questo fenomeno della "bio-moda" ha già molti testimonial finiti nell’armadio delle cose vecchie. È successo per il Siberian Husky, divenuto di tendenza dopo essere diventato il compagno di passeggiate dell’Avvocato Agnelli. È successo ai cani Dalmata dopo il film “La carica dei 101” della Walt Disney. È successo ai Labrador Retriever dopo una certa pubblicità della carta igienica, ed ora sta succedendo con Rottweiller e Pittbull, cani spesso tenuti per ostentare mascolinità ed aggressività.
Sorge spontanea una domanda. Come fanno gli allevatori nazionali, magari abituati a selezionare con amore e passione i loro cani, facendo massimo 2 o 3 cucciolate all’anno per seguirle nel migliore dei modi a far fronte ad una repentina impennata della domanda? Come fa una razza che normalmente iscrive 300 cani all’anno a poterne far nascere a migliaia in una sola generazione? Semplice, non ci riesce! Da dove arrivano quindi tutti i cuccioloni in vendita nei negozi della povera razza soggetta alla moda? Da chi sono riprodotti? Da chi sono raccolti? Da chi sono venduti? E specialmente, sono davvero cani sani e corrispondenti allo standard di razza?
Ecco quindi come un fenomeno già di per sé sufficientemente triste e riprovevole come quello della scelta del cane di moda, alimenti un mercato ancor più becero, quello della tratta dei "cuccioli dell'Est"! Questo fenomeno è oramai noto ai tecnici del settore, che in ogni occasione hanno levato la loro voce perché questo triste mercato di cani dai paesi dell'Est Europa abbia fine.
Per poter allevare bene bisognerebbe infatti far accoppiare solo soggetti privi delle principali e più conosciute malattie genetiche, valutati per il carattere e per la morfologia. Bisognerebbe commisurare il numero di cucciolate sulla propria effettiva capacità di seguire i cuccioli, per pulirli ed alimentarmi, ma anche per farli socializzare con le persone e le cose della vita di tutti i giorni, che li circonderanno anche nella loro nuova casa. A questo punto bisogna formare il proprietario sulla scelta che sta facendo, incentivandolo ad acquistare il piccolo solo se si ritiene che il binomio uomo animale sia ben riuscito.
Se quanto detto è già difficile in una situazione nella quale la domanda copra circa l’offerta di cuccioli, figuriamoci in un mercato impazzito nel quale tutti vogliono avere quella data razza di cani, lo vogliono subito (le mode si sa, durano poco!) e lo vogliono a qualsiasi prezzo! I cani vano trovati a tutti i costi, ed i commercianti lo sanno.
Così è nata la vergognosa tratta di cuccioli dall’Est Europa, dove la razza del momento viene allevata con sistemi di allevamento intensivi simili a quelli degli animali in produzione zootecnica. Dove le esigenze sanitarie, comportamentali e morfologiche vengono del tutto ignorate. Dove l’obiettivo è fare grandi numeri di cani, perché solo così si potrò soddisfare il mercato malato dei consumisti. I cuccioli vengono tolti molto presto alle cure amorevoli della madre, per essere messi su un camion che li porterà verso le loro nuove case. Il cucciolo non ha quindi tempo di acquisire tutta un serie di atteggiamenti, come quello di sottomissione o la forza con la quale può usare il morso, che solo la sua mamma può insegnarli.
Questi cuccioli, già predisposti a problemi comportamentali, vengono stipati insieme ad altri malcapitati provenienti da altre cucciolate, quindi con un forte rischio di contrarre malattie infettive e parassiti. Il viaggio è di solito lungo e stressante, fatto in un'età (sotto i due mesi), nella quale il cucciolino vorrebbe solo stare con la mamma e giocare con i suoi fratellini. Arrivato a destinazione lo aspetta spesso la vetrina di qualche negozio o il box di un commerciante di animali, dove certo non sono rispettate le sue ore di sonno ( un cucciolo dorme quasi tutto il giorno) e ci sono sempre mille mani pronte a sollevarlo, mille bocche che gli parlano e mille bambini che lo disturbano.
Il fenomeno della tratta dei cuccioli è quindi intimamente correlato alla moda. La gente dev'essere sensibilizzata sul rapporto con il cane e deve vedere questa magnifica relazione con occhi diversi. Non si può prendere il cane per colmare un vuoto della nostra personalità, si devono aprire le porte di casa ad una creatura che non ci cambierà e non ci giudicherà mai, a prescindere dalle moda!