Clinica veterinaria "Casale sul Sile"...
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Cosa possiamo fare per prevenire o curare le malattie di nostri volatili

L’allevamento dei nostri uccelli ci riempie di gioia, ma quando si ammalano soffriamo molto e cadiamo nello sconforto. Non è infrequente, soprattutto nel caso di allevatori giovani, che al primo episodio importante di malattia contagiosa grave o mortale, si “butti la spugna” al suolo e si interrompa l’esperienza di allevamento. Questa reazione, per quanto comprensibile, diventa una sconfitta doppia, perché oltre alla perdita di alcuni soggetti porta inevitabilmente all’uscita dal mondo dell’ornitologia. Questo non dovrebbe mai succedere.
Cerchiamo quindi di capire com’è possibile prevenire questi tristi accadimenti e come comportarci nel caso si dovessero presentare.

Prevenzione delle malattie:

La prima norma da seguire è quella di portare a casa solo animali apparentemente in ottimo stato di salute: la salute viene prima dei titoli, della genetica, della provenienza. Un uccello malato, anche se proviene da un allevamento pluri-titolato, non ci darà mai nessuna soddisfazione. Le cose che chiunque può osservare, a prescindere dalla propria esperienza, sono: lo stato generale, il piumaggio e il comportamento complessivo dell’animale.
Lo stato generale deve essere quello caratteristico della specie in questione, senza stranezze morfologiche o di profilo, senza gonfiori o formazioni anomale.
Il piumaggio deve essere sempre composto, completo, voluminoso e curato, mai imbrattato di feci, escreti o secreti.
Il comportamento di un uccello sano è vivace, curioso, brillante e dinamico.
Un animale in apparente ottimo stato di salute ha buone probabilità di adattarsi velocemente al nuovo alloggio ed al nuovo allevamento.
La seconda norma di prevenzione è quella di mantenere una pulizia ed una igiene scrupolosissima nella gestione del proprio aviario. La disinfezione delle attrezzature è importante, ma deve avvenire sempre dopo aver pulito ed eliminato tutte le forme di sporcizia che i nostri animali sono abilissimi a produrre (escrementi, resti di cibo, piume, polverosità, ecc.).
La terza fondamentale norma di profilassi verso le malattie è alimentare i nostri animali in modo corretto, secondo il principio generale che la dieta ideale si avvicina il più possibile a quella che avrebbero in natura nei diversi periodo dell’anno.
Le fonti di cibo devono sempre essere fresche, igienicamente perfette, prive di contaminanti e molecole potenzialmente tossiche.
Qualora presenti e registrati per i nostri volatili, i vaccini sono una potentissima arma di prevenzione delle malattie degli uccelli ornamentali e vanno sempre eseguiti.

E se l’animale si ammala?:

Quando un pennuto si ammali i sintomi che può manifestare sono vari e non è possibile fare una diagnosi delle problematiche che sta vivendo solo sulla scorta di un elenco di sintomi. Non è quindi possibile fare diagnosi telefoniche sulla base di una mera descrizione di segni clinici o di alcune foto inviate per whatsapp. Come per ogni animale anche il nostro volatile va visitato e vanno eseguiti alcuni esami di laboratorio che il veterinario consiglierà e che saranno diversi in ogni singolo caso.
I sintomi più comuni e generici di malassere sono: impallamento (arruffamento del piumaggio), stazionamento sul fondo della gabbia, stato di sonnolenza durante le ore di attività diurna, alterato consumo di cibo o acqua. Altri segni clinici altrettanto comuni sono l’alterazione dell’aspetto e della consistenza delle deiezioni oppure una respirazione anomala; di riscontro più saltuario invece i segni neurologici.

Quando servono i farmaci?:

Diventa indispensabile avere stretti contatti di fiducia con un medico veterinario specializzato in uccelli ornamentali affinchè possa diagnosticare il problema e fornire la cura più adeguata per la malattia del nostro soggetto.
La ricettazione dei farmaci è appannaggio del solo medico veterinario. La dispensazione dei farmaci è permessa solo al medico veterinario e al farmacista. Questa precisazione può sembrare banale o scontata, ma purtroppo così non lo è, vista l’abitudine di molti allevatori a procurarsi i medicinali attraverso “canali non ufficiali”. Mi preme sottolineare in questa sede che i farmaci “dati dall’amico” possono non aver seguito la corretta procedura di stoccaggio e di conservazione e possono quindi essere dannosi per i nostri pennuti. Mi preme altresì sottolineare che la dispensazione illegale del farmaco e l’impostazione di terapie senza averne titolo configura più di una fattispecie di reato penale!
Sconsiglio sempre vivamente e convintamente di utilizzare le ricetta “fai da te”, i farmaci da banco, il consiglio dell’amico, ecc. sono tutti comportamenti obsoleti e che non hanno più alcuna attinenza con il mondo attuale! Oggi per fortuna anche in Italia ci sono molti professionisti veterinari seri e preparati in tutte le regioni del nostro Paese, che con passione danno assistenza a privati ed allevatori per prestare le cure veterinarie.
Una volta che il medico veterinario avrà impostato la terapia ci si troverà di fronte alla necessità di doverla somministrare, pratica non sempre semplice o immediata.

Come somministrare i farmaci?:

Per soggetti di alto valore genetico e se le situazioni lo permettono sarebbe sempre utile e consigliabile chiedere al veterinario di ricoverare presso la propria clinica l’animale, in modo da poter eseguire direttamente la terapia al soggetto in degenza.
Qualora questa opzione non fosse percorribile mi permetto di dare alcuni consigli al fine di rendere la somministrazione del trattamento una pratica sicura e meno stressante per l’animale e per l’allevatore.
Le terapie ai nostri animali si dividono in due gruppi: quelle somministrate per via enterale e quelle per via parenterale.
La via di somministrazione enterale prevede che il farmaco passi attraverso il tubo digerente. Trascurando le tecniche chirurgiche (sonde esofagostomiche, gastrostomiche, ecc.) non coerenti con le finalità del presente articolo, per via enterale si intenderà la somministrazione dei farmaci “per bocca”. È la via di somministrazione più comunemente utilizzata per fornire compresse, capsule, gocce o sciroppi.
Il rischio di inalazione del prodotto (ovvero passaggio in trachea invece che in esofago) è maggiormente presente con le formulazioni liquide, che devono essere somministrare tramite sondaggio del gozzo oppure lentamente nel becco permettendo all’animale di deglutire completamente il prodotto tra una somministrazione e la successiva.
Le compresse e le capsule non rappresentano quasi mai un reale rischio per le vie respiratorie, ma è sempre buona norma quando vengano inseriti in bocca accompagnarle in profondità portandole a lato della gola e oltrepassando la laringe aiutandosi con un dito, qualora la taglia lo consenta.
La via di somministrazione parenterale prevede che il prodotto raggiunga il circolo sistemico senza passare per stomaco e intestino. Classici esempi sono le iniezioni sottocutanee o intramuscolare. Di sola competenza medica le iniezioni endovenose.
Eseguire una puntura non è molto difficile anche se talune persone hanno una naturale avversione o fobia versi gli aghi. Le iniezioni sono un atto medico e potranno essere effettuate da personale appositamente formato sotto la supervisione del veterinario. Per compiere un trattamento iniettivo in maniera sicura è importante utilizzare prodotti monouso, di piccolo calibro, in zone corporali dove il rischio di fare danni sia molto ridotto. In commercio sono disponibili siringhe da insulina con aghi di calibro molto piccolo. Per trattamenti con soluzioni molto liquide sarà possibile utilizzare aghi ancora più piccoli come quelli da mesoterapia; soluzioni più dense necessitano invece di un ago di diametro maggiore.
Il sito più utilizzato per le iniezioni sottocutanee ed intramuscolari è il petto. In questa zona gli uccelli sono forniti di una muscolatura pettorale sviluppata in più strati ed adagiata sullo sterno osseo. Le ossa dello sterno risultano una naturale protezione verso il rischio di entrare in cavità celomatica con l’ago e quindi impediscono di commettere errori potenzialmente letali per il nostro amico alato.
A livello pettorale le iniezioni vanno eseguite tra il terzo superiore ed il terzo medio in una ipotetica suddivisione della parte, non centralmente per la presenza di una cresta ossea (la carena dello sterno). Oltre che sul petto le iniezioni possono essere fatte anche sulle cosce, qualora la taglia dell’animale lo consenta, sempre sulla superficie esterna e mai in quella interna (dove scorrono vasi e nervi in misura superiore). Da evitare, in assenza di un adeguato training, le iniezioni sulla schiena e sul collo.
I flaconi di prodotti medicali di normale utilizzo sono spesso multidose, ovvero presentano un tappo di gomma perforabile dal quale è possibile aspirare solo la dose necessaria alla terapia.
Affinchè il prodotto non si deteriori è indispensabile conservarlo in luogo asciutto e fresco, una volta aperto spesso va mantenuto in frigorifero per i giorni indicati sul flacone. Queste informazioni, insieme alla durata del prodotto dopo la prima apertura, sono sempre riportate nella confezione e vanno scrupolosamente rispettate. Iniettare un prodotto alterato o mal conservato non solo non avrà effetti benefici sull’animale, ma potrà addirittura nuocere alla sua salute.
È di fondamentale importanza disinfettare sempre il tappo con alcool o soluzione antisettica prima di aspirare il farmaco. In nessun caso è consigliabile lasciare l’ago, con o senza siringa, infisso nel tappo, questa pratica farà velocemente perdere sterilità al prodotto, che andrà quindi buttato.
La durata del trattamento deve essere sempre quella prescritta dal collega veterinario. Interrompere la terapia appena l’animale sta meglio è un atteggiamento incosciente, perché pregiudica l’efficacia della medicina e nel caso di antibiotici predispone alla formazione di germi antibioticoresistenti pericolosi anche per l’allevatore oltre che per l’animale.
Vanno trattati solo animali malati: i trattamenti antibiotici non hanno alcun significato profilattico o preventivo, al contrario indeboliscono le difese immunitarie del paziente.

Quali altre attenzione dovremmo avere per un animale in terapia:

Nessun trattamento può avere effetto se l’animale non viene tenuto in un ambiente caldo e pulito, se l’animale non verrà idratato ed alimentato con una dieta adeguata e facilmente digeribile. Fattore critico nell’animale malato è la temperatura corporea. Per questo motivo ogni animale sofferente, per qualunque malattia, andrà sempre tenuto ad una temperatura alta, spesso vicino ai 30 gradi centigradi. Fatte salve le ovvie differenze di specie è consigliabile permettere all’animale di esporsi alle temperature di 30-32 gradi come anche di potersi sottrarsi allontanandosi dalla fonte di calore.

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