Clinica veterinaria "Casale sul Sile"...
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Anche cani e gatti soffrono di calcoli !

Anche i nostri amati animali da compagnia possono soffrire di dolorosi calcolosi urinarie.
Impariamo a conoscerle per renderci conto tempestivamente se i nostri amici a quattro zampe ne soffrono.
Si definisce urolitiasi la formazione di calcoli (uroliti) a carico dell’apparato urinario. Sebbene possano svilupparsi a qualsiasi livello del tratto urinario e quindi anche in reni ed ureteri, sono tuttavia di più facile riscontro quelli vescicali ed uretrali, causa oltre che di un evidente stato infiammatorio, anche di ostruzioni più o meno complete delle vie escretorie. I calcoli urinari sono costituiti da una matrice organica, di natura proteica o mucoproteica e da una componente inorganica, rappresentata negli animali domestici da svariati tipi di minerali che in condizioni normali si trovano in soluzione, ma si aggregano e precipitano se queste subiscono dei cambiamenti. Definiti in base alla composizione, parliamo di calcoli di struvite (sali di fosfato di ammonio e magnesio), sali di calcio (ossalato, fosfato e carbonato), calcoli di cistina, urati di ammonio, colesterolo e misti. Tutto ciò che altera la concentrazione dei soluti nell’urina, il volume urinario, la frequenza delle emissioni e il pH può determinare la formazione dei calcoli, ma nello stesso tempo, rappresenta anche l’insieme di elementi sui quali poter agire per impostare una strategia di prevenzione. I fattori che concorrono alla formazione degli uroliti sono diversi, ma l’eziologia non è ancora completamente conosciuta. Di sicuro si sa che entrano in gioco predisposizioni genetiche (alcune razze tra cui Bulldog, Bassotti, Dalmata, Terrier ecc, presentano ad esempio cistinuria, iperuricosuria oppure carenze di fattori inibenti la cristallizzazione e pertanto sono soggette alla formazione di uroliti), ma anche infezioni urinarie, patologie sistemiche o trattamenti farmacologici. Anche nel gatto esistono razze più soggette di altre all’urolitiasi, come ad esempio le orientali (Persiani, Burmesi, Thai) ed essa rappresenta la seconda causa, dopo la cistite idiopatica, di FLUTD (patologie infiammatorie delle basse vie urinarie del gatto).
La sintomatologia è abbastanza classica e il proprietario intuisce precocemente che qualcosa non va: innanzitutto cambiano gli atteggiamenti, il soggetto colpito è irrequieto, si guarda il fianco, si lambisce i genitali, va spesso in cassettina, se gatto o comunque aumenta la frequenza delle minzioni, ma si tratta perlopiù di tentativi poco fruttuosi e solitamente dolorosi; sono inoltre possibili eliminazioni inappropriate, perdita dell’appetito e sono spesso visibili tracce di sangue.
Anche la diagnosi non presenta grosse difficoltà: il primo passo consiste nell’esame completo delle urine, che fornisce preziose indicazioni circa il ph, il peso specifico, la presenza di sangue, leucociti e proteine, batteri e cristalli; successivamente, in base ai risultati ottenuti e all’anamnesi, indagini radiografiche e/o ecografiche saranno in grado di svelare la presenza di renella (sabbietta vescicale) o di veri e propri aggregati e la loro localizzazione.
L’approccio terapeutico non è standard, ma orientato alla circostanza specifica: alcuni calcoli, vuoi per la composizione, vuoi per le dimensioni richiedono necessariamente un’asportazione chirurgica, in altri casi si può procedere con un intervento di tipo più conservativo, finalizzato alla dissoluzione degli uroliti già esistenti e alla realizzazione di un ambiente sfavorevole ad una loro organizzazione, che risulta comunque indispensabile anche per evitare recidive, successive all’ intervento chirurgico. La terapia farmacologica mira a contrastare le infezioni batteriche spesso associate e a ridurre la componente algica e infiammatoria; misure dietetiche appropriate (sono presenti in commercio linee dietetiche appositamente formulate) e l’utilizzo di integratori alimentari hanno lo scopo di agire sulla composizione dell’urina, bilanciando opportunamente elettroliti ed amminoacidi, ma anche di modificare il ph urinario da cui dipende la solubilità o meno dei vari componenti. Di non minor importanza la messa in atto di misure idonee a promuovere un’abbondante diuresi: aumentare il volume di urina prodotta facilita la diluizione dei minerali in essa disciolti impedendone la precipitazione sotto forma di cristalli prima e la loro organizzazione in uroliti poi, favorendone successivamente l’eliminazione. Per incoraggiare l’assunzione di liquidi da parte dei nostri beniamini, può essere utile aggiungere piccole quantità di sale nella razione, così da stimolare la sete, bagnare le crocchette con del brodo oppure sostituire il consueto cibo secco con quello umido, più ricco di acqua; per quanto riguarda i gatti invece, occorre ricorrere ad altri stratagemmi quali usare fontanelle (che rendono l’acqua corrente e per questo più interessante), disseminare più ciotole di acqua fresca in giro per casa o mettervi all’interno una pallina, così da creare l’irresistibile binomio bere-giocare!
Infine è bene sottolineare l’importanza del monitoraggio terapeutico: controlli periodici dal veterinario curante, per verificare, mediante esami ematici e delle urine, la rispondenza alla terapia ed eventualmente modificare i dosaggi o sospendere la dieta specifica.